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Abbazia di san Bartolomeo di Camporeggiano

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Nel marzo del 1057 Pietro, Giovanni, Rodolfo e la loro madre Rozia donarono a Pier Damiani, grande riformatore e moralizzatore della Chiesa del suo tempo, priore dell’eremo di S. Croce di Fonte Avellana, i loro beni costituiti dal castello di Monte Cavallo, la “villa” di Camporeggiano con la chiesa esistente, e numerosi appezzamenti di terra. In base alle loro volontà venne eretto un monastero in onore dell’apostolo S. Bartolomeo, per viverci secondo la regola di S. Benedetto, e si impose di offrire, due volte all’anno, trenta pesci all’eremo di S. Croce di Fonte Avellana. La chiesa, in puro stile romanico, presenta la pianta basilicale; interessante architettonicamente l’interno con le due navate laterali. Molto suggestiva la cripta. Il Comune di Gubbio, anche in questa abbazia, costruì nel XIV secolo (a spese dei religiosi), una struttura fortificata. In momenti di pericolo vi inviava un piccolo drappello di militari a difesa del monastero. Annesso all’abbazia vi era anche un piccolo ospedale. La casa monastica venne sciolta nel 1417 e il monastero ceduto dagli Avellaniti agli Olivetani. Verso la fine del ‘700 i solerti monaci della Congregazione Olivetana istallarono una “vetriera” in uno degli edifici annessi. Producevano ogni giorno settecento lastre di vetro. Questa azienda utilizzava come “fondente” la cenere dei “riscoli” che seminavano lungo gli argini del fiume Assino, e come “sostanza vetrificabile” la pietra focaia di Gubbio.